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Imparare a non vedere per comprendere quel che c’è e cogliere quel che non c’è - 09/01/2024

È recentemente uscito per i tipi di Volturnia il Manuale di tiflologia intitolato Imparare a non vedere per comprendere quel che c’è e cogliere quel che non c’è. A firmarlo è Marco Condidorio, già Autore, per lo stesso editore, di due altre opere dedicate alla tiflologia, scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva, al fine di indicare soluzioni per attuarne la piena integrazione sociale e culturale. Ed è allo stesso Condidorio che cediamo qui di seguito la parola, per la presentazione del volume.

 

 

Scrivere un volume di tiflologia è cosa complessa e di non facile divulgazione, forse per il sentimento di timore che coglie l’animo ogni qualvolta avverto l’urgenza di parlarne in modo semplice, non volendone curare il lessico proprio della materia per non tediare il lettore.
Eppure, l’amore, la passione c’è e prepotentemente fa sentire tutta l’energia di una coscienza, che presa consapevolezza della genuinità che l’avvolge e sospinge, affinché possa portare il proprio pensiero al di là dei confini finiti della mente, cede lasciando dinanzi al lettore-uditore i profili di un progetto possibile, di informazione-formazione per chiunque desideri conoscere, apprendere i fondamenti della tiflologia nel suo farsi arte, tecnica, percorso didattico-educativo per alunni e studenti con disabilità visiva e non solo.

 

 

Nasce e prende forma così un mio terzo volume di tiflologia, questa volta con la forma di “manuale”, perché pensato anzitutto per genitori, studenti dei corsi TFA [Tirocinio Formativo Attivo, N.d.R:] e per il sostegno, per docenti curriculari ed educatori, assistenti per la comunicazione e l’autonomia.
Quest’opera si presenta ricca di argomenti “tiflologici”, che tutti convergono al centro dove troviamo la Persona con disabilità visiva, cieco assoluto o ipovedente grave, figura privilegiata di quella “fenomenologia dell’Essere umano” di cui la storia è, molto più spesso di quanto non si pensi, un intreccio di storie, tra cui potrebbe accadere che vi sia anche la nostra.
Questo “intreccio” di storie percorre trasversalmente l’intero volume perché proprio ad essa è dedicato in maniera prospettica, analitica, lo sviluppo complesso delle relazioni umane, familiari, professionali, didattiche ed educative.

 

 

La ricerca in campo tiflologico ha compiuto passi da gigante e ha dunque consentito di strutturare percorsi di istruzione e formazione maggiormente adeguati dal punto di vista tiflologico per chi è nella condizione di disabilità visiva.
I temi trattati nel volume affrontano la quotidianità, partendo dalla persona, per poi allargare la visuale alla complessità dell’ambiente familiare, ludico-ricreativo, sino a giungere col colpo d’occhio a quello dell’istruzione, delle relazioni personali e interpersonali.
Ciò al fine di poterne seguire lo sviluppo, la crescita personale, di gruppo, quella del contesto sociale, scoprendone passo dopo passo luoghi, eventi, criticità, relazioni umane e professionali, per conoscerne pregi e difetti, spesso questo ultimi imputabili non alla condizione di disabilità della persona non vedente o ipovedente, ma all’ambiente, alle persone che, per motivazioni diverse, si relazionano con la persona.
L’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta uno dei segmenti del paradigma tiflologico di cui chi scrive tiene conto, al fine di un’azione didattico-educativa maggiormente specifica finalizzata allo sviluppo umano, ludico-ricreativo ed emotivo-relazionale della persona con disabilità visiva.